Scrivo per me e per imprimere il più a lungo possibile le emozioni di questa nascita, estrema tenerezza, nostalgia, dolcezza, amore. Scrivo qui perché questo mondo virtuale si interseca in modo imprevedibile con quello reale.
Sognavo di poter vivere un’esperienza unica di parto, ma mi sono subito resa conto di esser lontana da quel tipo di consapevolezza e arrendevolezza, per lo stesso motivo ho rinunciato a partorire in modo più naturale e lontano da ambienti medicalizzati, nonostante avessi la possibilità di essere presso la Casa di Maternità, proprio qui a Bologna.
Volevo una via di mezzo. Volevo poter avere intorno un ambiente vicino alla donna, dove fosse tenuta al centro insieme al nascituro, ma allo stesso tempo volevo essere sicura, certa di essere assistita, in caso di necessità, da medici in gamba.
Nel frattempo ogni giorno, a volte per più volte al giorno, ho ascoltato un file di Hypnobirthing, scaricato gratuitamente dal web, che mi ha aiutato a rilassarmi moltissimo e a focalizzare quel momento, quello del parto, come speciale, vedendomi in grado di viverlo con grande forza e gioia, insieme al mio bambino.
Quella notte si sono rotte le acque, a letto. Che gioia, il momento di abbracciare il piccolo Edorado si avvicinava e con grande calma e tranquillità abbiamo organizzato le ultime cose e ci siamo diretti all’ospedale Maggiore di Bologna.
Quella notte era tutto pieno, persino negli altri ospedali della città e volevano mandarmi a Ferrara o a Cento. Ecco, io proprio non immaginavo partisse così. E allora il mio bambino ha iniziato a lavorare con me, con contrazioni ogni 4 minuti, tali che non potevo essere spostata da altre parti, tali che non ci hanno potuto trasferire altrove.
Da quel momento tutto è andato rallentando, le contrazioni sono quasi sparite e io sono rimasta quasi 24 ore senza nessun segnale, senza che succedesse niente, eccetto rilassarmi ancor di più, ascoltando i miei 42 minuti di visualizzazioni e ipnosi, immaginando una nascita stupenda.
Fino a notte. Quando una splendida e bravissima ostetrica mi ha preso in suo carico, in una saletta solo per noi con pareti giallo ocra e luce soffusa, chiedendomi se avessi della musica da ascoltare che a lei avrebbe fatto piacere, spiegandomi quanto fosse importante che la donna sia tranquilla e felice, di come sia centrale che questa rilassatezza potesse essere concreta sul mio corpo, durante quelle contrazioni, che effettivamente per le prime due ore sono state diverse, accogliendole invece che ostacolandole, immaginando che ognuna di loro fosse un passo in più verso la conoscenza di Edoardo.
La voce di questa ragazza, molto più giovane di me, è stata il filo conduttore tra me stessa e il mondo fuori, in quei momenti. Sentivo solo il mio corpo e la sua voce. Gli occhi erano chiusi, il mio cervello aveva iniziato a produrre quelle magnifiche droghe che sono le endorfine e tutto era morbido e ovattato, nonostante le contrazioni fossero sempre più intense e effettivamente molto dolorose. La mia voce a volte cambiava cercando suoni più bassi, altre volte non riusciva a trattenersi. Il tempo era fermo, immobile, alternando sali e scendi di dolore e riposo. Ogni cosa era quello. Niente altro. Non c’era spazio o tempo. La voce di questa ragazza che mi diceva cosa fare era il legame con la realtà. E il mio compagno di vita accanto, ovviamente.
Edoardo ha lavorato con me, si è girato nella giusta posizione, letteralmente da solo spingeva per uscire. Non ero io a farlo, ma lui. Il mio pensiero concentrato era proprio “breath your baby out”, con dolcezza, e ciò accadeva.
Nelle pause sono riuscita persino a fare delle battute ironiche, chiedendo a turno, l’epidurale e poi il cesario, sorridendo poi della richiesta, ma lì il male era veramente insopportabile. E poi quando la testa ha iniziato a vedersi e tutto là sotto perde quasi sensibilità, sono bastate 5 spinte, di quelle che senti più la fatica che il male. E ho sentito come svuotarmi dentro, mentre il suo corpicino, ancora a metà tra la vita dentro e quella fuori, decisamente era fuori e poi nella penombra della camera ho sentito la sua voce e poi subito il suo contatto con la mia pancia.
I suoi occhi cercando i miei verso l’alto, il suo odore lievemente acre, dolcissimo. L’ostetrica ha atteso che il cordone smettesse di pulsare prima di permettere a Salvatore di tagliarlo. I vestiti di Edoardo erano già in caldo dall’inizio, sotto al materassino riscaldato del fasciatoio. Le parole dell’ostetrica sono sempre state di grande incoraggiamento, di forza, di aiuto, sempre reali e sincere. Mi hanno chiesto se volessi tenere ancora Edorado vicino, fino a quando fossi pronta per lasciarlo per lavarlo.
Qui la seconda ostetrica è arrivata e ho assistito da lontano al bagnetto, fatto con un amore e dedizione tale da lasciare incantati, con parole sussurrate, lievemente vicino all’orecchio del mio bimbo, con movimenti lenti e modulati, con solo carezze per quella epidermide nuova di zecca, senza far piangere Edorado, chiedendo a Salvatore di fare foto senza flash.
Ecco.
Gliel’ho detto quanto fossero brave, se lo meritano.
Credo che ogni parto sia diverso, persino per la stessa donna, credo che non ci debbano essere estremismi, di nessun genere, credo che la differenza la faccia chi ti è vicino in quel momento, credo che ogni situazione passa attraverso il rispetto e la professionalità, credo che ci possano essere situazioni di parto naturale anche in ospedale, con la stessa cura e attenzione che si può ricevere in realtà meno medicalizzate. Fondamentalmente credo che la differenza la facciano sempre, come in ogni situazione, le persone.
E l’hypnobirthing? Mi ero ripromessa di parlarne se avesse funzionato. Ad essere sincera il risultato c’è stato a metà.
Usandolo giornalmente tale era il senso di rilassatezza che puntualmente mi addormentavo, cosa ritenuta positiva dal narratore, quindi questo è stato già il primo beneficio, e fino a che non sono arrivate le contrazioni più forti, ha funzionato anche sul campo, nel senso che c’era il dolore ma era come lontano e prevaleva la rilassatezza delle parti interessate. Poi quello che è cambiato non è stato solo il dolore e la sua intensità ma anche la mia capacità di concentrarmi su di esso, nella fase in cui si deve spingere ho sentito invece netto il beneficio di visualizzare dolcemente “breath your baby out”.
Quindi per chi fosse ancora in tempo, chissà, potrebbe essere una buona risorsa da cercare e coltivare per il gran giorno.
Edoardo ora dorme, principalmente si concentra su questo e sul cibo. Il mio seno ha già il latte, in abbondanza, anche se sono stata costretta ad aggiungere quello artificiale i primi due giorni. Io sono solo molto molto stanca, con un mal di schiena che mi lascia poca autonomia, ma in fondo mi spettano almeno 40 giorni di puerperio per riprendermi, concentrandomi su di me, il piccolo e poco altro. Intorno i bambini sono sempre saltellanti e felici di avere tra noi Edoardo, esultano. Il mio compagno di vita è, come sempre, degno del suo ruolo. Lo adoro.
Questo post è molto lungo, lo so, ma non potevo evitarlo.
Grazie a tutti voi che siete passati da qui con i vostri messaggi di auguri, li ho letti uno per uno e sono stretti nel mio cuore, GRAZIE!
Come meglio concludere questo anno, il 2011, se non così?
Vedere con il cuore i propri sogni aiuta a realizzarli. E ancor più, prima di vederli concretizzare nella propria vita, provare gratitudine per essi. Ognuno di noi può farlo.
Auguro ad ognuno di voi un Nuovo Anno splendente di vittorie, colmo di desideri divenuti realtà, ve lo auguro con tutto il cuore.