14.5.15

Quasi estate

Sono giorni caldi, ventosi, strani e normali. Sono giorni durante i quali appaiono novità, sorprese, ospiti. 
Ma quello che cerco, disperatamente, 
con forza caparbia, cocciuta e testarda 
è la felicità, qui e ora. 

primo piano

Quella di quando ero ragazzina e non vedevo l'ora che arrivasse l'estate che durava mezza vita, una pausa tra due anni scolastici. 




Una mezza vita infinita, con il tempo sospeso a mezz'aria, dove il tutto era cadenzato da profumi, colori, luci e ombre. Qualche volta c'erano anche i compiti estivi, ma erano pochi, che creavano una parentesi noiosa, un ricordo preso al laccio dei giorni lontani nel passato e nel futuro, quelli della scuola. 

In estate, da ragazzina, di giorno giocavo tanto a Monopoli, con vari cugini o vicini di casa delle vacanze, tra i monti; oppure andavamo tra i campi intorno o preparavamo intrugli fatti di erbe, sassi, pezzi di legno, che rifilavamo alle bambole. 


maggio fragole
frullato fragole

Ricordo le serate, fino a tardi, in mezzo agli adulti, mezzi parenti e amici, che parlavano, cantavano e suonavano la fisarmonica, mentre noi bambini giocavamo a nascondino, con un raggio d'azione vastissimo, con il buio vero della notte.



L'estate pareva davvero infinita. 

Ecco, cerco quella sensazione lì. 
Cerco quel senso di sicurezza nel futuro 
e lo trovo dentro di me.

Intanto mi guardo intorno e vedo: fragole rosse, un geko ormai parte della famiglia con ben tre nomi di battesimo, momenti di pace, come solo la natura sa regalare, e tanta tanta voglia di far pulizia intorno.


verde natura

Buon giovedì felice.


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9 commenti:

  1. Ester come ti capisco! Anche se sono più giovane di te, non ho ancora figli nè famiglia "mia", mi sento ormai ben distante dalle estati della mia infanzia... e quel senso di oblio piacevole, tre mesi che duravano davvero una vita... sensazioni e ricordi indelebili che sicuramente, almeno in brevi momenti presenti, cerco di ritrovare e rivivere!

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  2. Si, anche io ricordo queste estati infinite. Io passavo un mese intero dai miei nonni, sul Lago Maggiore. Ricordo i pomeriggi pigri sotto il pergolato a leggere, disegnare, giocare con i miei cugini. E poi con mamma e papà si andava al mare, per un mese ancora e si tornava a casa a settembre con la pelle dorata e i capelli biondissimi. L'estate era talmente lunga che quasi quasi non si vedeva l'ora di ritornare a scuola!!!
    Un abbraccio
    Francesca

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  3. alla ricerca della naturale e semplice felicità delle cose !!!!
    un abbraccio ester!!!
    veronica

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  4. ricordi di vacanze......adesso che siamo tutte in " modalità ferie". Tre mesi via da Genova, la fortuna di una casetta sulle colline marchigiane, nel Montefeltro, la libertà totale e assoluta che regala vivere in un piccolo paese, il mese al mare dalla zia Tony, la mia mitica zia giovane. E ricordo i pianti che facevo quando era ora di tornare in città.
    Stesse esperienze che ho avuto la fortuna di regalare ai miei figli...pianti per il ritorno compresi.
    un abbraccio
    Emanuela

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  5. Cara Ester,
    leggendo queste tue meravigliose parole, mi sto accorgendo che stiamo già a metà maggio...è incredibile. Sembrava ieri capodanno...sembra ieri che l'estate durava mezza vita, ed era infinita.
    Spero anche io, come te, di ritrovare quella stessa sensazione.
    Concentriamoci sulle piccole cose, ancor di più...
    un abbraccio forte
    Lena

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  6. Ester ti leggo sempre e vorrei confrontarmi con te su quanto hai scritto: cercare disperatamente la felicità mi è sembrato un ossimoro! e ti spiego perché. Non credo che ci si possa "imporre" di essere felici.

    Premetto che ho il MASSIMO rispetto per la pratica. I miei migliori amici praticano, non rinnego nulla. Faccio questa premessa proprio per sgombrare il campo da eventuali equivoci. La mia non vuole essere una critica, ma la ricerca di un confronto perché sono certa che mi risponderai sinceramente.
    Da circa due anni ho abbandonato la pratica buddista perché non sentivo più la fede, non credevo più e mi sembrava ipocrita e poco serio continuare un percorso che - per me - non aveva più senso.
    Cosa c'entra con quello che hai scritto? Leggendo le tue parole mi sono ricordata di com'ero quando praticavo... quando cercavo a tutti i costi la felicità, quando mi focalizzavo e mi SFORZAVO di essere questo e quello, di fare e disfare e pensare e dire e non dire...
    Ora semplicemente vivo giorno per giorno, cerco di comportarmi al mio meglio, e non ti nascondo l'enorme sollievo che provo, il senso di libertà che negli anni della pratica avevo completamente perso. Mi sono resa conto che le cose belle e brutte capitano e che sono perfettamente in grado di affrontarle anche da sola.

    Ti chiedo: negli anni della pratica hai mai provato la stanchezza che ti ho descritto? la sensazione di inseguire qualcosa che non si raggiunge mai?
    La mia personalissima esperienza mi ha fatto capire che la pratica si era sostituita alla mia libertà, ero diventata più fragile e non più forte perché ero convinta di avere bisogno del daimoku per affrontare la mia vita. Ora so che non è così.
    Cosa ne pensi?
    Un abbraccio e complimenti per la tua bellissima famiglia
    Cecilia

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    Risposte
    1. Ciao Cecilia, spero ritornerai a leggere questo commento. Ne avevo scritto un altro, ma non so come mai, si è cancellato. Spero di riassumere chiaramente quello che avevo scritto e quello che voglio condividere. Quello di cui tu parli, non l'ho mai provato. Non so se sono fortunata, diversa o altro. Semplicemente quel senso di pesantezza e obbligo non l'ho mai provato. Forse posso confessarti che saltare un gongyo o il daimuku può avermi fatto riflettere, ma come se avessi saltato un allenamento (quando ero giovane ero anche molto più atletica di adesso ;) ). Questo per dirti che mi spiace se tu hai vissuto questo della pratica, e in ogni caso sono felice che ora sia felice. Il fatto è che davvero penso che ogni tipo di religione, pensiero filosofico e pratica debba essere vissuta con gioia, e portare benefici concreti nella propria vita, qualsiasi essa sia (ovviamente creando valore e rispettando l'altro). Personalmente il mio pensiero non è potrei vivere senza daimuku ecc, ma quanto è diventata più forte e profondamente gioiosa la mia vita. Perchè il mio sforzo non vuole tendere a quella felicità superficiale che ci fa sorridere ecc (ma ben venga anche quella, eh?) ma piuttosto quel fondamento di gioia di amare la vita, che personalmente ho potuto assaporare solo andando avanti nella pratica. Quando la cerco disperatamente, questa felicità, è perchè a volte è difficile trovarla, quando tutto davvero sembra storto intorno. Nel mio caso personale so per certo che sicuramente certe situazioni di vita vissute non le avrei affrontate nello stesso modo se non avessi avuto alle spalle una filosofia come quella buddista e anche il daimuku, perchè quest'ultimo mi ha sempre regalato il beneficio di trasformare il mio peggior stato vitale in una gioia vera. fin'ora non ho trovato altri rimedi alternativi a questo splendido strumento, per me così straordinario, che anche fosse solo placebo, ma ben venga! ;)
      spero di essermi spiegata a sufficienza, in ogni caso sono qui, se vuoi confrontarti ancora.
      un abbraccio grande
      e grazie di seguire il mio blog, davvero!

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  7. L'infinita' dell'estate era qualcosa di incredibile e unico. Hai fatto riaffiorare dolci ricordi. Ricercare la felicità talvolta è complicato ma non impossibile.
    Un abbraccio

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  8. Leggo solo oggi, bel post e... buon venerdi felice! ;-)

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Benvenuto e grazie per esserti fermato e commentare!
Solo parole educate e civili...si, parlo proprio con te che vuoi disturbare e di solito non ti firmi.